domenica 13 gennaio 2008

Tramutare lo spazio della realtà


GeAmanti: Marko Pogacnik.
Con questo scritto, ho il piacere di inaugurare una nuova sezione del blog ospitando gli scritti di vari GeAmanti, ossia di tutti quei ricercatori che innamorati di nostra Madre Terra ci stanno donando, con il loro ispirato agire una maggiore comprensione dei fenomeni e dei processi che danno “forma” alla Vita, in questo nostro amato pianeta.

Salvatore Calì



Tramutare lo spazio della realtà
Un manifesto di Marko Pogacnik




Cos’è lo spazio della realtà

Nella sua essenza, lo spazio non è una categoria nè astronomica, nè fisica. Lo spazio non è soltanto un ambiente composto di materia, di materiali, di luce, ombre e delle loro interrelazioni. Lo spazio e’ sopratutto un essere multidimensionale. E’ lo spazio a rendere possibile la vita.

Lo spazio della realtà è stato via via ridotto al minimo dal pensiero razionale moderno. Dovunque ci si giri si incontra un confine: la lunghezza, la larghezza e la profondità dello spazio sono limitati, ci sono confini di Stato, c’è il limite del conosciuto e il confine che separa la coscienza dalla follia. La vita dentro e attorno a noi comincia a morire, perché non riesce più a reggere i confini fissati dal macchinario razionale dell’età del ferro. Stiamo precipitando in una crisi ecologica e psicologica.

Pensiamoci un attimo: è davvero possibile che il modo di pensare e il modo di essere dell’Uomo possa influenzare la qualita’ dello spazio nella sua essenza? Si, è possibile, perchè lo spazio della realtà è soprattutto un’espressione della coscienza.
Il mito della creazione non e’ che una favola, che racconta la creazione dello spazio della realtà. Lo spazio originario fu creato dalla Divinità con il grande “big bang”, per mettere l’Universo in grado di evolvere. Successivamente, la Terra ha creato il proprio spazio, in modo da rendere la coscienza fluida capace di evolvere all’interno della materia dura. Da allora, le piante e gli animali godono dello spazio della realtà, senza avere alcuna possibilità di cambiarlo. Per l’essere umano è diverso. Lo spazio della realtà può essere sensibilmente cambiato dall’essere umano, nel momento in cui pronuncia una parola o compie un’azione; a condizione, però, che la parola o l’azione sia radicata nel campo energetico-emozionale.

Tramutare lo spazio della realtà

Le parole e le azioni dell’essere umano moderno non sono capaci di tramutare lo spazio della realta’, perche’ questi, di norma, parla e agisce come un essere separato dalla vibrazione del proprio campo energetico-emozionale - dal “campo dell’amore”. Così si riesce solo a cambiar posto alle cose.
Da millenni gli esseri umani sono vittime della stessa fame e, rispettivamente, della stessa abbondanza, sono vittime delle stesse guerre e di crudeltà continuamente ripetute. Cambiano solo le forme esteriori. La pressione sul tessuto della vita dentro e fuori di noi è ormai aumentata. La crisi prende forma.
E’ maturato il tempo di scoprire l’arte della trasmutazione. La trasmutazione non è un semplice cambiamento. Include il salto quantico. Il principio della trasmutazione proviene dalla tradizione alchemica. Il suo simbolo caratteristico è la trasformazione del piombo in oro.

La mutazione dello spazio è una questione geomantica, nel senso che la realtà non può essere tramutata, se l’essere umano non collabora consapevolmente con le dimensioni spirituali, materiali, emozionali e vital-energetiche del proprio corpo e del corpo del paesaggio che lo circonda, che è un frattale della Terra intera (un frammento che ne rispecchia la totalità).
E’ altrettanto impossibile tramutare le civiltà o qualsiasi altro tipo di spazio, seguendo strettamente la via della logica. Il percorso lineare della logica e il salto quantico della trasmutazione sono due concetti opposti. In quanto figlia della logica, la scienza è sempre tesa fra creazione e distruzione. Quanti brevetti utili si scoprono, altrettante armi distruttive si concepiscono. Non c’è via d’uscita da questo circolo vizioso, se non quella di cambiare le fondamenta su cui ci si basa.

In questo momento, la creatività artistica ha la priorita’, a condizione che ne diventi consapevole. L’arte non è figlia della logica, che pretende di controllare le faccende del mondo e non permette alcun cambiamento sostanziale. L’arte è figlia della follia. L’arte rende possibile il rovesciamento della coscienza e, perciò, anche la decomposizione del vecchio spazio. L’arte si basa sulla capacità di immaginazione creativa dell’essere umano, la quale, essendo di natura identica alla Parola divina, è fondamentale per la creazione.
Certo, anche l’arte può diventare schiava della razionalità, se segue la logica del linguaggio artistico, la logica delle tendenze di moda o del mercato. E non ha senso neppure criticare la razionalità. Al contrario, essa rende più chiaro il messaggio. La razionalità diventa velenosa, nel momento in cui opprime la libertà di un’esistenza multidimensionale, la liberta’ di “pazzia”- intendendo per pazzia la visione intuitiva e la libertà di percezione trascendentale. Diventa velenosa quando opprime la danza della Dea universale dentro di noi e nel creato.

Il nuovo spazio della realtà

Non si pensi che la manifestazione del nuovo spazio dipenda dalla buona volontà, della creatività artistica o dal fatto che la razionalità si metta in disparte. Molte epoche prima della nostra, il nuovo spazio della realtà fu generato da una visione angelica, come alternativa alla costituzione esistente dell’universo. Ma l’onda della sua presenza ci ha raggiunto soltanto ora.
Non è possibile governare il nuovo spazio; le sue potenzialità creative non possono essere controllate. E non ce n’è neppure bisogno. Perché il nuovo spazio della realtà può comunque esistere soltanto se è reale, giusto e sacro.
Manipolazioni, atti inconsulti o interventi superficiali sono usuali nel vecchio spazio. Il vecchio spazio della realtà, nel quale sta ancora procedendo la nostra storia, non si esaurisce, se l’essere umano che si senta coinvolto e preoccupato, non si connette con il proprio centro interiore facendo i suoi tentativi di agire.
Il nuovo spazio della realtà non può nemmeno esistere, se coloro che partecipano alla sua danza non ne sono connessi interiormente ed esternamente.
Il nuovo spazio della realtà esiste già fra di noi, ma raramente ne facciamo esperienza. Il nuovo spazio della realtà offre a tutti - persone, piante, animali e altri esseri, visibili e non - spazio sufficiente per esistere nella loro totalità, perchè vibra a diversi livelli simultaneamente, all’interno di diverse dimensioni interconnesse fra loro. Nonostante ciò, questo spazio è molto semplice, tanto semplice quanto il linguaggio della Terra.
Il nuovo spazio della realtà è uno spazio di libertà, che rende possibile la pace, anche se sprigiona tensioni creative.

Che fare?

Cosa possiamo fare perché la visione del nuovo spazio diventi realtà quotidiana?
E’ necessario imparare il linguaggio che usano tutti gli esseri dell’Universo per comunicare, il linguaggio che tutto l’Universo usa per pensare. Può essere chiamato “il linguaggio universale”, “il linguaggio dei cosmogrammi”. E’ un linguaggio che presenta simultaneamente caratteristiche verbali e non-verbali. Lo usano gli uccelli per comunicare, lo conoscono anche le montagne e i fiumi. Viene usato da angeli ed esseri elementari per parlare fra loro. Un tempo, gli esseri umani lo conoscevano come un linguaggio della natura, un linguaggio di segni divini e di rivelazione. Abbiamo bisogno di imparare questo linguaggio per essere in grado di capirci fra tutti.
Al contrario del vecchio spazio di civiltà, di società e di esistenza, il nuovo spazio non è fondato sulla lotta permanente fra gli opposti e sulla conseguente violenza.
Il nuovo spazio si basa sulla tensione energetica fra differenti dimensioni di esistenza, tutte simultaneamente presenti. Cioè, con la presenza simultanea di tempo e non-tempo (eternita’) e, rispettivamente, di visibile e invisibile (eterico).
Di conseguenza, una creatività artistica che si voglia dedicare alla creazione del nuovo spazio, deve rinunciare al suo attaccamento esclusivo al mondo della forma. La forma è secondaria. Il principale “attrezzo” dell’arte è di natura sciamanica, è uno strumento di scambio fra le dimensioni visibili e invisibili della vita. E’ un rituale che si compie lavorando con energie vitali e con campi emozionali, è un’interazione con la coscienza universale.
Il nuovo spazio della realta’ non sa separare il profano dal sacro. Il nuovo spazio è di natura olistica. Significa, che anche un banale atto di vita concreta può esistere solo se mostra dimensioni del sacro. E viceversa: un atto di tipo religioso non avrebbe senso - non potrebbe nemmeno esistere - se non fosse radicato nella vita quotidiana e dedicato ad essa.
Occorre quindi trovare i modi in cui l’arte abbia la possibilità di partecipare al dialogo sociale, alla creazione armonica di spazio vitale, al processo di pace in diversi Paesi, al riequilibrio dei paesaggi urbani, alla formulazione del nuovo paradigma in campo scientifico, ai processi di ricollegamento e di purificazione personale...
Nell’impegnarsi a fare tutto questo, l’arte non dovrebbe perdere il senso di sé, come simbolo di libertà creativa, di gioia e di mistero.

Marko Pogacnik, Sempas, Agosto 2004

Traduzione dall’Inglese: Tania e Maurizio Martinelli, Bologna, Marzo 2006

Dal catalogo della personale di Marko Pogacnik, “Trasmutare lo spazio della realtà” , al Museo d’Arte Moderna di Lubiana e Galleria Civica di Nova Goriza in Slovenia, 2005.

> vai ad articolo correlato: La Poetica dello Spazio












1 commento:

Anonimo ha detto...

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